Benvenuti in Fisioterapia Manduria
Contattami
Invia una mail
Una frattura a seguito di una caduta o di un trauma non è poi così raro di quanto si pensi. Analizzando due importanti studi scientifici del 2019, l’incidenza mondiale di fratture agli arti inferiori e superiori in persone con età maggiore o uguale di 18 anni è di 9,0-22,8 su 1000 persone l’anno mentre l’incidenza mondiale di fratture agli arti inferiori e superiori in età pediatrica si attesta tra il 12-36,1 su 1000 bambini l’anno.
Nonostante la risposta alla domanda del titolo possa essere scontata, purtroppo ad oggi per la comunità scientifica non lo è affatto. La maggior parte delle linee guida cliniche pratiche sono incapaci di stabilire se la riabilitazione ortopedica post-chirurgica o conservativa, cioè trattata semplicemente con un periodo di immobilizzazione con tutore o valva gessata, sia utile o non utile per i processi di guarigione e soprattutto per la ripresa funzionale del malcapitato paziente.
Il motivo di questa indecisione è dovuto al fatto che la letteratura scientifica abbonda di studi sulla gestione ortopedica mentre è lacunosa per quanto riguarda la gestione riabilitativa. Mancano studi di alta qualità metodologica che definiscano in maniera appropriata modalità terapeutiche (mobilizzazione passiva, attiva assistita e/o attiva), tempo della seduta, frequenza dell’intervento riabilitativo al livello settimanale, tempo di presa in carico del paziente con frattura e valutazione funzionale del paziente.
L’incertezza si ripercuote sul paziente che alle volte si trova senza indicazione di svolgere fisioterapia a seguito della sua frattura ma incapace di saper gestire il dolore e di sostenere la giusta quantità di carico quotidiana sulle articolazioni coinvolte.
Inoltre, un altro aspetto poco considerato e approfondito è l’aspetto psicologico e il contesto sociale in cui vive il paziente: paura nel muovere l’arto fratturato, avere a disposizione poco supporto sociale, non essere stati informati ed educati sul decorso clinico terapeutico e sulle eventuali complicanze può comportare un ritardo o un’incompleta ripresa funzionale seppur ci siano tutti i presupposti biologici per una restitutio ad integrum.
Un esempio può essere una frattura composta del malleolo peroneale. Nonostante non ci siano indicazioni per l’operazione chirurgica e basti un semplice periodo di immobilizzazione per favorire la consolidazione ossea, la ripresa funzionale può avere degli intoppi se non si affronta un semplice percorso riabilitativo, infatti se la gestione del carico non è ottimale, ovvero si passa troppo precocemente a camminare senza stampelle e si cammina per lunghi tragitti per necessità la sintomatologia dolorosa può perdurare insieme al gonfiore della caviglia.
Il fisioterapista permette di dare sicurezza durante il percorso di recupero, informando, consigliando, educando e stabilendo un precoce programma riabilitativo personalizzato sul paziente e la sua frattura.